Uno studio pubblicato da Oracle nel 2021 su un campione di quasi 15.000 persone in 13 nazioni, racconta un nuovo desiderio che sta emergendo tra la forza lavoro aziendale: un maggior uso dell’Intelligenza Artificiale (IA) per semplificare e potenziare ogni aspetto della vita professionale.
Chi ha voglia di miglioramento professionale, alzi la mano! Anzi no, si affidi all’Intelligenza Artificiale (detta anche IA).
Ma come, all’Intelligenza Artificiale? Già, probabilmente sorprenderà scoprire che un gran numero di persone si affiderebbe volentieri a un robot o a un computer dotato di IA per dare uno scossone alla propria vita lavorativa. Ce lo dice l’indagine Al@Work, condotta nel 2021 da Oracle e Workshop Intelligence, una società di consulenza e ricerca che opera in ambito Risorse Umane.
Entriamo nei dettagli di questa ricerca: ha coinvolto 13 Stati e 14.639 persone tra i 22 e i 74 anni, equamente suddivise tra maschi e femmine, dipendenti, manager, responsabili delle Risorse Umane e C-Level.
Il risultato più sorprendente: un cambiamento netto nel modo di pensare. In particolare, nel modo di vivere la tecnologia.
Tra i dati più interessanti, questi:
- l’82% degli intervistati crede che i robot possano essere di maggior supporto nella loro carriera, rispetto agli esseri umani;
- l’85% desidera un vero e proprio intervento della tecnologia, per definire al meglio il proprio futuro.
Il dato interessante, è che questo nuovo atteggiamento verso l’IA, nasce in un momento di “crisi generale”, nel bel mezzo di una pandemia. Un momento storico che ci ha portato a stare più fermi. A riflettere di più, anche. Un periodo che ha portato a galla stress, insoddisfazione. Ma anche il desiderio, forte, di ridurre, ogni causa di stress e insoddisfazione. Di modificare le cose che non vanno.
L’indagine di Oracle dimostra che la pandemia, iniziata ufficialmente nella primavera del 2020, ha avuto conseguenze per tutto il 2021.
Per esempio, la ricerca ha scoperto che:
- per l’80% degli intervistati, il 2020 ha avuto un impatto abbastanza negativo sulle loro vite;
- il 75% si sente in qualche modo “bloccato” sul lavoro;
- il 76% non crede sarà facile vivere un qualche cambiamento sul lavoro;
- nell’ultimo anno, il 93% ha dedicato più tempo a pensare alla propria vita professionale;
- per l’88%, le priorità sono diventate l’equilibrio tra sfera privata e professione, il benessere psico-emotivo, la flessibilità lavorativa.
Quel che colpisce, in questi dati, è che, nonostante le difficoltà, l’83% degli intervistati desidera intraprendere un qualche cambiamento professionale nel giro di un anno. Un forte desiderio di rinnovamento sul piano professionale, dunque. Come se un momento di difficoltà globale avesse “scosso le coscienze” di gran parte di noi. Come a ricordarci che, ehi, il tempo corre, il tempo può essere breve, meglio darsi da fare, essere attivi, anzi, pro-attivi e propositivi, intraprendenti, dinamici. Aperti alle innovazioni. Rivolti al futuro. E, soprattutto, meglio provare a individuare i mezzi più adatti, per sostenere e favorire il cambiamento tanto desiderato.
E cosa mai potrà darci una mano a realizzare i nostri nuovi sogni, quale strumento potente e veloce, affidabile, all’avanguardia, se non l’Intelligenza Artificiale? Ecco spiegato l’interesse crescente per l’IA. Che permette alle macchine (e di conseguenza a chi le usa) di funzionare in modo efficiente, di risolvere problemi con agilità, di risparmiare tempo.
Questo interesse per l’IA, lo dimostrano ulteriori numeri dell’indagine:
- l’83% crede nei robot. Pensa che i robot siano in grado di favorire svolte e crescite professionali, più degli esseri umani;
- l’85% vuole che la tecnologia abbia un ruolo primario nel definire il loro futuro;
- il 75% si dice pronto a seguire i cambiamenti professionali suggeriti da un robot;
- con un uso maggiore dell’IA sul luogo di lavoro, il 53% si sentirebbe più in controllo della propria carriera, il 58% meno stressato, e il 58% nelle condizioni di essere valorizzato;
- il 55% si sentirebbe più fedele verso un’azienda che fa uso di tecnologie basate sull’IA;
- secondo il 37%, le tecnologie basate sull’IA danno consigli non influenzati da pregiudizi; il 33% crede che rispondano con prontezza, e il 32% le trova d’aiuto nell’individuare nuovi ambiti lavorativi in cui spendere le proprie competenze.
Questo, alla fine, vuol dire non solo aziende, manager ed executive maggiormente consapevoli del valore e dell’efficacia della IA, ma anche i dipendenti stessi. Dipendenti che non si limitano più a fare il proprio lavoro, ma vogliono essere accompagnati e sostenuti, sul lavoro e nelle fasi della loro carriera in generale, dalle innumerevoli applicazioni dell’IA. Dipendenti, dunque, aperti alle innovazioni, a prodotti innovativi in grado di rendere più agevole e produttivo ogni aspetto professionale. Che poi, rendersi conto dell’importanza dell’IA, desiderare che sia applicata di più sul luogo di lavoro, vuol dire, in generale, per tutto il mondo del business, voler lavorare meglio, e bene.
Per cui, le aziende si ritrovano a tenere in considerazione queste nuove consapevolezze, questi nuovi desideri (attenzione: lo studio rivela che l’85% dei dipendenti non è soddisfatto dal sostegno aziendale, in generale, mentre l’87% vorrebbe un maggiore ascolto dei propri bisogni). Le aziende si ritrovano a individuare nuove soluzioni, nuovi prodotti, per soddisfare queste nuove esigenze. I dipendenti vogliono che l’Intelligenza Artificiale sia maggiormente presente nelle loro vite lavorative? Aziende, manager, facciamoli contenti.
Un giro sul sito di AIKnowYou ci fa vedere come l’IA può contribuire a soddisfare concretamente questi nuovi desideri: un prodotto, AiKnowYou, che proprio grazie all’Intelligenza Artificiale di cose ne fa parecchie, per esempio:
- ascolta la voce dei dipendenti, dei brand, dei clienti;
- contribuisce all’automatizzazione dei processi;
- fornisce supporto delle Next Business Actions.
E tanto altro – il tutto per rendere più semplice, efficiente e appagante la vita nelle aziende.
Allora, te lo fai, un giro qui sul nostro blog, assieme a noi?